GUIDA GAE - MONTE NERO E LAGO NERO
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Questa escursione, condotta sui maestosi monti che coronano l’alta Val Nure, presenta molti motivi di interesse. Innanzitutto, il percorso porta proprio sulla vetta dei “giganti” dell’Appennino piacentino: dalle cime dei monti Nero e Bue, (1750 e 1780 metri), si possono ammirare lunghe teorie di rilievi, borgate montane, boschi e pascoli, dalle Alpi Apuane a quelle Marittime. La loro altezza, inoltre, ha consentito il ritorno di specie botaniche tipiche dei climi freddi che, presenti in modo diffuso sulle nostre montagne all’epoca delle glaciazioni, le hanno abbandonate in seguito: il versante settentrionale del monte Nero è, con la Maiella, l’unica stazione appenninica in cui vegeta spontaneamente il pino mugo, nonché l’unico massiccio della nostra provincia in cui è possibile osservare l’abete bianco.
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DESCRIZIONE
PERCORSO
DIFFICOLTA'
EQUIPAGGIAMENTO
SICUREZZA
Il Monte Nero, la cui cima raggiunge un’altezza di 1753 metri s.l.m, è ubicato nell’alto Appennino ligure-emiliano, lungo il crinale che separa le province di Parma e Piacenza e vicinissimo al confine con la Liguria. Tutta l’area è compresa all’interno del SIC (Sito di interesse comunitario) IT4010003 – SIC- Monte Nero, Monte Maggiorasca, La Ciapa Liscia. Nel complesso il Monte Nero è soggetto ad un clima d’altitudine con inverni rigidi e nevosi, ed estati temperate. Tutta l’area è molto interessante sotto il profilo paesaggistico-ambientale, botanico e floristico. Il modellamento di origine glaciale del territorio ha influito positivamente sulla conservazione di alcuni ecosistemi e specie peculiari. Gli ecosistemi ad alto grado di naturalità più caratteristici del Monte Nero, oltre all’arbusteto a pino mugo misto a faggio ed abete bianco, sono il Lago Nero e la torbiera. L’ultima glaciazione ha contribuito in maniera determinante alla conformazione del territorio lasciando segni ancora oggi visibili nonostante i ghiacciai siano scomparsi completamente circa 10000 anni fa. Il Lago Nero, ai piedi del versante nord, è l’esempio più lampante, ma anche le torbiere delle “Buche”, situate a valle del lago, erano sede di circhi glaciali poi interratisi. Tra le presenze più importanti va ricordato il pino mugo, che insieme all’abete bianco rappresenta un vero e proprio relitto glaciale. Il pino mugo in Italia ha una distribuzione alpina centrale ed orientale, mentre sull’Appennino la sua presenza è molto frammentaria: a parte la stazione di Monte Nero e Monte Ragola lo si ritrova solo sulla Maiella. Questo pino presenta un tipico comportamento relittuale, occupando ambienti marginali, poco ospitali, come ad esempio i ghiaioni, le pietraie, le rupi. Si tratta di ambienti molto selettivi dove la competizione di altre specie, soprattutto il faggio, è molto bassa. Sul Monte Nero lo troviamo infatti nelle faggete aperte e luminose, solitario o in grossi gruppi nelle praterie di vetta e, unico tra le specie legnose, nei ghiaioni stabilizzati. La conservazione di questi relitti glaciali va intesa non solo esclusivamente come protezione delle singole specie ma come tutela dell’intero ecosistema della zona di Monte Nero, sito di rifugio di molte specie a diffusione alpina.